La questione tra Meta e la SIAE riguardo ai diritti della musica italiana su Instagram e Facebook sta assumendo toni grotteschi.
Ieri, un portavoce di Meta ha affermato che l’accordo con la SIAE è naufragato a causa della richiesta di un pagamento del 310% in più rispetto al contratto precedente.
La SIAE non ha perso tempo nel replicare:
La dichiarazione di Meta è semplicemente falsa. Come detto nella nostra audizione, che in maniera trasparente abbiamo deciso di rendere pubblica a differenza di Meta, la nuova licenza non è comparabile a quella siglata nel 2020 e qualsiasi raffronto in percentuali è semplicemente pretestuoso.
Meta all’epoca si chiamava Facebook, non voleva occuparsi di Metaverso e i suoi ricavi e sfruttamenti del nostro repertorio non erano minimamente paragonabili a quelli attuali.
SIAE non ha mai dato un ultimatum a Meta come fatto da quest’ultima e non abbiamo mai detto che la nostra ultima offerta sia il minimo che saremmo disposti ad accettare. Quella che vuole imporre un proprio valore e che ha interrotto la negoziazione, creando le condizioni per la situazione attuale è e rimane unicamente Meta.
Dopo la scadenza della licenza, abbiamo chiesto alcuni dati a Meta ma non ce li hanno mai voluti fornire. Dati che servono per determinare il giusto compenso per i nostri autori. All’improvviso a trattativa in corso, loro hanno detto “se oggi alle 18 non avrete accettato le nostre condizioni, tutti i contenuti italiani saranno rimossi”. Così, come un dittatore nordcoreano, premendo un bottone.
Il nostro interesse è di arrivare a chiudere la trattativa che non si è mai interrotta. Quindi se domani mattina Meta dice “risediamoci al tavolo” dandoci degli elementi che ci permetteranno di arrivare a una conclusione, noi siamo felicissimi di farlo, noi rappresentiamo gli interessi degli autori italiani, quindi non vogliamo fare per forza discussioni. Noi non ci siamo mai alzati dal tavolo della trattativa e speriamo che questa prosegua, nonostante le minacce.
In sintesi, la SIAE sembra essere disposta a proseguire la trattativa, pur chiedendo a Meta di fornire alcuni dati. Se questi dati dovessero evidenziare un aumento delle riproduzioni delle storie, ad esempio, è prevedibile che la SIAE non accetterà lo stesso prezzo del 2020, rendendo la situazione una sorta di ping-pong infinito tra le due parti.
La SIAE sta inoltre criticando Facebook per aver cambiato nome in Meta e per aver ampliato le sue aspirazioni, nonostante l’azienda abbia registrato solo cali nel fatturato a seguito del cambio del nome (a causa degli investimenti futuri nel metaverso).